Nel 2008 sono stata invitata, in quanto iconografa, all’evento di Arte sacra internazionale presso la chiesa romana degli Artisti (Basilica di S. Maria in Montesanto). La rassegna “Venite adoremus”, che da diversi anni accompagna le celebrazioni liturgiche del Natale, in quell’anno aveva come tema “Omaggio alla Divina Commedia”. Ho partecipato con questa icona, collocata poi nel Centro dantesco dei frati minori conventuali di Ravenna, per la cui realizzazione mi sono ispirata al XXXIII canto del Paradiso come lode alla “Vergine madre”. Richiama non solo la preghiera che S. Bernardo innalza alla Madre di Dio, ma anche la visione dantesca di Dio.
Maria ha le braccia aperte e alzate in segno di accoglienza e di lode. E’mediatrice potente sempre pronta, con amore compassionevole, ad intercedere per il nostro bene presso il figlio Gesù. Il santo di Chiaravalle si rivolge a lei per ottenere la grazia della visione divina.
La Madre, con quegli occhi “ da Dio diletti e venerati”(Pd XXXIII 40), potrà così rivolgere lo sguardo a Dio per intercedere a favore di Dante. Il bianco delle sue vesti e l’oro del fondo simboleggiano la luce divina che si fa sempre più forte e chiara. E’ elemento necessario per immergersi progressivamente nel mistero di salvezza. Più la mente di Dante “mirava fissa, immobile e attenta” l’oceano della luce di Dio, più cresceva in lui lo stupore ardente della contemplazione dell’Amore.
Nel ventre tuo si raccese l’amore
Il settimo versetto del XXXIII canto del Paradiso, “nel ventre tuo si raccese l’amore”, presente come motivo decorativo sul lembo del manto della Madonna, rimanda al mistero dell’incarnazione divina. La “ vergine Madre, figlia del tuo figlio”(Pd XXXIII 1) è tabernacolo vivente del Verbo incarnato. Nel ventre suo “si raccese l’amore”, il patto di alleanza tra Dio e l’umanità che ha compimento nell’opera redentiva di Cristo.
Maria è simbolo della Chiesa-Sposa che nasce ai piedi della croce dal costato di Cristo, “carne della sua carne, ossa delle sue ossa”, in forza del suo amore fedele ed eterno. La veste nuziale che indossa, resa candida dal sangue dell’Agnello, richiama la sua missione di Sposa e Madre universale.
Maria è strada che ci conduce, in quanto figli, all’incontro con il Figlio. Maria è la Porta del paradiso. Per questo la divina realtà celeste appare come visione nel suo seno. E’ colei che tutte le generazioni chiameranno ‘beata’.
Visone dantesca di Dio
Dio-Trinità in lei si svela nella visione dantesca dei tre cerchi. Nel giardino del paradiso, incastonato nel fuoco palpitante dell’amore (nel quale sono visibili i serafini), dimorano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Hanno le stesse sembianze, una corona regale sul capo e indossano un’unica veste luminosa. Il Figlio, seduto accanto all’albero della vita, contempla il Padre che gli sta di fronte; fra i due lo Spirito Santo, la relazione d’amore che li unisce, raffigurato con le braccia aperte per farci dono della luce della fede e della gioia di essere in Cristo, figli di Dio.
Come san Bernardo invochiamo Maria con gli attributi di fiaccola di carità, misericordia, pietà, magnificenza (anch’essi posti a decorare il bordo del manto). Potremo così crescere in quelle virtù che hanno fatto di lei la ‘piena di grazia‘. La nostra vita sarà allora un Magnificat: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio” (Is 61,10).